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Da Jourdelò

15_gozzadini01Una foto d’epoca ci riporta il suo viso: una donna forse un tempo bella, l’espressione fiera, lo sguardo fermo e un po’ altero. È lei, la nobildonna Maria Teresa di Serego Allighieri, veronese con gocce del sangue di Dante nelle vene, a sposare nella primavera del 1841 il Signor Conte Cavaliere Commendatore bolognese Giovanni Gozzadini. Un buon partito, come diremmo oggi, che ebbe la capacità di riconoscere nella compagna colei che gli poteva corrispondere per cultura e per vivacità intellettuale.
Autore: Chiara Albonico
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Leopardi (Miniatura 470x512 px)Leopardi viene a Bologna nel luglio del 1825 dopo aver rifiutato la prelatura a Roma, come avrebbe preferito suo padre Monaldo. Alloggia a casa Badini presso i signori Aliprandi, con ingresso del Teatro del Corso, tanto da affermare in seguito (lettera 1825) di non aver bisogno di recarvisi perché sentiva le recite dalle sue stanze.

La decisione di fermarsi in questa città già famosa per la sua cultura eccellente, per il prestigio in campo musicale e per le tante nobili famiglie, è presa principalmente in funzione della forte speranza di vedere pubblicati i suoi scritti accuratamente scelti da lui stesso e non sotto il condizionamento dei genitori. La sua massima aspirazione è fare riconoscere le sue doti letterarie in ambienti culturali sia a Bologna, sia a Milano e Roma e dimostrare al padre il suo valore al di fuori delle strette mura domestiche.

Autore: Maria Chiara Cappelletti
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L’ultima spedizione di Garibaldi nei Vosgi a difesa della Repubblica Francese schiacciata dai Prussiani di Bismark, è forse uno degli avvenimenti meno conosciuti della vita dell’Eroe. Ha rappresentato tutto sommato un momento marginale della guerra franco-prussiana del 1870-1871 e non ha riguardato direttamente l’Italia.
Autore: Agostino Pendola
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Al giorno d’oggi può stupire che un turista visitando la città di Bologna inserisca fra le mete il camposanto, e ancor più che un personaggio come Charles Dickens, nelle pagine delle Pictures from Italy, vi dedicasse buona parte della sua descrizione. Ma il celebre scrittore inglese non è l’unico a parlarne: basti ricordare, nella prima metà dell’Ottocento, Stendhal (1818), Louis Simond (1818), Lord Byron (1819), Jules Janin (1838). Una visita al cimitero era abbastanza comune in pieno clima romantico, proprio come scrive François-René Chateaubriand nel suo Memorie d’Oltretomba (1848), ricordando che a Bologna: Ho visitato un bel cimitero: non dimentico mai i morti; sono la nostra famiglia.

Autore: Roberto Martorelli
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